STORIA ED ORIGINI


Nel 1940 aveva alle sue dipendenze oltre trecento ufficiali, tra cui circa quaranta funzionari del ministero della propaganda e quattro del ministero degli esteri richiamati con il loro grado militare.

In questo mastodontico apparato, che aveva a capo il tenente colonnello Hasso Von Wedel, vi era la sottosezione esteri (W.Pr.IV) nel cui campo di competenza rientrava la realizzazione di Signal. Tale specifico settore era diretto dal colonnello Hans Martin, il quale deteneva anche l’incarico di ufficiale di collegamento dell’O.K.W. presso il ministero della propaganda di Goebbels, compiti che mantenne fino alla metà del 1944.

Nella fase di ideazione di Signal, oltre ai due ufficiali summenzionati, ebbero pure parte il colonnello Rolf Kratzer ed il dottor Paul Leverkuehn. Il primo ricopriva la carica di vicecapo della Wehrmacht Propaganda, più tardi diresse la campagna propagandistica relativa all’”Operazione Barbarossa”; il secondo, un avvocato di Berlino con precedenti in diplomazia, richiamato nel 1939, fece per qualche anno parte dell’Abterlung IV della Wehrmacht Propaganda presso il gruppo B.A.B. (Betreung Ausland Berichterstatter), una sottoscrizione che si occupava dei corrispondenti esteri.

Signal dunque nacque ed in seguito visse e prosperò sotto le protettrici ali dell’aquila della Wehrmacht la quale non era nuova alle iniziative editoriali. Infatti già curava oltre ad una miriade di giornali destinati ai militari, anche la pubblicazione del quindicinale illustrato Die Wehrmacht.

Le spese di Signal, dal costo della stampa sino agli stipendi dei redattori, d’altronde quasi tutti militari, furono sempre a carico dell’O.K.W. ed arrivarono a raggiungere la non indifferente somma annuale di dieci milioni di reichsmark.

Il pilastro su cui i militari pensarono di poggiare saldamente il Signal era costituito dalla Deutscher Verlag, un complesso editoriale tra i più grandi, se non il più grande d’Europa, il quale altro non era che la versione nazificata della vecchia e gloriosa liberaldemocratica Veriag Ullstein & C. i cui proprietari ebrei erano stati espropriati dai nazisti.

I primi contati dell’O.K.W. con la Deutscher Verlag per l’impostazione di una rivista destinata all’estero furono avviati da un capace funzionario del W.Pr., il capitano Fritz Solm, il quale in seguito agendo da trait d’union tra l’O.K.W. e la redazione della rivista, presso la quale svolse certamente funzioni di controllo, doveva diventare l’eminenza grigia di Signal. Il capitano promosso in seguito al grado di maggiore, assieme al tenente colonnello Von Wedel ed al direttore del consiglio di controllo della Deutscher Verlag dottor Ferdinand Bausback, avviò i primi colloqui per la realizzazione della rivista.

La soluzione dei problemi tecnici inerenti alla stampa, quali forniture di carta, colori, rilegatura, venne affidata a Johannes Weil, capo della sezione periodici della Deutscher Verlag che continuò a curare questa parte fino al 1942, quando Max Wiessner, un vecchio nazista posto ai vertici dell’azienda, volle assumersi personalmente le competenze relative a Signal.

Questo passo con tutta probabilità portava ad una ingerenza del partito a mezzo di una persona di sua fiducia nella conduzione di Signal, ma su questo fatto, come su molti altri verificatisi nella gestione della rivista, troppi particolari rimangono nebulosi. Le relazioni intercorse tra O.K.W. e Deutscher Verlag, le presumibili intromissioni del partito, il ruolo giocato dal ministero della propaganda, pongono dei quesiti le cui risposte, quando non siano andate bruciate nel rogo provocato da una bomba incendiaria, sono probabilmente sepolte in qualche archivio anglo- americano.

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